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Le origini di Santo Stefano "La Storia"

Le origini

Le prime notizie documentate relative al territorio di Santo Stefano si hanno nel 760 con la donazione di Carapelle al monastero di S. Vincenzo al Volturno da parte del re longobardo Desiderio.

La storia di Santo Stefano è quindi collegata con quella di queste due località, almeno fino all’XI secolo. L’opera capillare degli ordini monastici determina un aumento delle terre coltivabili, il ripopolamento delle campagne anche ad alte quote, nonché la nascita e il consolidamento di borghi fortificati, tanto più sicuri quanto più in posizione elevata.

Nel 1308 si hanno le prime notizie certe dell’esistenza del borgo fortificato di Santo Stefano di Sessanio.

 

La crescita

Tra fine XIII e inizio XIV secolo si assiste alla formazione del vasto dominio feudale della Baronia di Carapelle, comprendente, tra gli altri, il territorio di Santo Stefano che ricopre un’importante funzione strategica come primo centro della Baronia confinante con il Contado aquilano a controllo del percorso proveniente da Barisciano.

Nel 1474 sotto gli Aragonesi, l’abolizione della tassa sugli animali e il riordino dei pascoli di Puglia consentono un forte sviluppo della pastorizia e della transumanza al punto che in quell’anno Santo Stefano di Sessanio, Calascio, Rocca Calascio e Carapelle hanno nella dogana di Puglia ben 94.070 pecore. Costanza, figlia unica di Innico Piccolomini, cede la Baronia di Carapelle a Francesco de’ Medici Granduca di Toscana nel 1579 e queste terre apparterranno a tale famiglia fino al 1743.

In questo periodo Santo Stefano raggiunge il massimo splendore come base operativa della Signoria di Firenze per il fiorente commercio della lana “carfagna”, qui prodotta, lavorata in Toscana e venduta in tutta Europa.

 

Oggi

Nel XIX secolo con l’unità d’Italia e la privatizzazione delle terre del Tavoliere delle Puglie ha termine l’attività millenaria della transumanza e inizia un processo di decadenza del borgo che vede fortemente ridotta la popolazione a causa del fenomeno dell’emigrazione.

Nel XXI secolo l’antico borgo assiste ad una rinascita, grazie al turismo, incentivato dalla politica dei sindaci che si sono susseguiti, grazie alla volontà dei pochi giovani rimasti che, volontariamente, hanno dato il loro contributo alla pro-loco dalla fine degli anni 60 fino ad oggi e grazie ai primi investimenti di residenti e non.